Diritto e diritti oltre la Manica by Claudio Martinelli

autore:Claudio, Martinelli [Martinelli, Claudio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Diritto, Studi e Ricerche
ISBN: 9788815317056
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2014-10-14T22:00:00+00:00

6. La libertà religiosa

Ma anche in questo campo fondamentale delle libertà individuali l’età liberale si segnala come foriera di notevoli cambiamenti.

La sistematica dei diritti consentirebbe, o perfino consiglierebbe, di trattare i temi della libertà e dei diritti legati al fattore religioso all’interno del più ampio discorso sulle libertà civili. Tuttavia, quando si affronta questo argomento con specifico riferimento alla storia britannica, non bisogna mai dimenticare il rilievo specifico che il fattore religioso assunse in più occasioni sul piano politico e quanto l’anglicanesimo sia stato importante per la formazione di un’identità nazionale, prima, e per la battaglia contro l’assolutismo, poi[106], così che non appare immeritata una trattazione a parte.

Ebbene, anche in questo ambito le peculiarità inglesi emergono con prepotente evidenza. Intanto rispetto ad un concetto che nel costituzionalismo continentale ha assunto storicamente un’importanza centrale: la laicità dello stato. Nel contesto anglosassone questa nozione risulta essere priva di significato. Infatti, laddove non alberga il concetto giuridico di stato-persona[107] non si può parlare di confessione di Stato ma, caso mai, di Chiesa costituzionale (anglicana), e quindi anche i contorni della laicità assumono tratti completamente diversi rispetto a quelli tratteggiati in altre esperienze statuali, basti pensare al caso francese. La laicità all’inglese va intesa come concreto pluralismo dei soggetti e non come enunciato astratto entro cui far rientrare i rapporti tra Stato e Chiesa.

Il fondamentale punto di partenza da cui bisogna partire per capire l’evoluzione del fattore religioso, sul piano del diritto costituzionale e dei diritti individuali, è lo storico legame intercorrente tra la Chiesa d’Inghilterra e l’identità della nazione.

L’Act of Supremacy del 1534 rappresenta una tappa fondamentale dell’accentramento del potere nelle mani del re. Grazie ad esso Enrico VIII raggiunge il suo vero obiettivo, al di là del pretesto riguardante la sua condizione familiare: ridurre il potere politico di quei corpi sociali che si riferivano alla Chiesa cattolica e che bilanciavano il potere del sovrano. Logica conseguenza fu l’assunzione di una carica parlamentare da parte dei vescovi anglicani, testimonianza del ruolo politico coessenziale della loro confessione. Altrettanto coerentemente il Lord Chancellor da confessore del re diviene suo ministro e la dottrina della Chiesa anglicana viene sottoposta all’egida del parlamento (Act of Uniformity 1558, con obbligo giuridico di osservanza per i sudditi).

La lettura della storia ci mostra in maniera netta come la rottura con la Chiesa di Roma non fosse tanto teologica quanto politica[108].

I connotati del contrasto sono tutti profondamente politici e investono a pieno titolo il tema della sovranità. Una sovranità che il re d’Inghilterra non accetta più di condividere, di fatto e di diritto, con un’entità esterna, sia pur massimamente autorevole.

Ma il disagio non riguardava soltanto la persona del monarca, bensì una gran parte della società britannica, dalle élite nobiliari alla borghesia più influente.

Dunque, a differenza di quanto accadde in altre aree europee, basti pensare a quella tedesca, le ragioni della ribellione erano politiche e non teologiche, costituzionali anziché dogmatiche, insomma radicalmente immanenti. Pertanto si può concordare appieno con l’affermazione secondo cui:

L’Act of Supremacy di Enrico VIII del 1534 rappresentò la manifestazione

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